L’intellettuale militante Pietro Bembo

 

Pietro Bembo (Venezia, 1470 – Roma, 1547) fu una figura centrale per le sorti del Rinascimento italiano.

E’ stato senza dubbio il più grande letterato del suo tempo, alcune sue opere poetiche giovanili come gli Asolani (pubblicato a Venezia nel 1505 da Aldo Manuzio) e le Prose della volgar lingua (il capolavoro della sua maturità, alle stampe a Padova nel 1525, che teorizzò l’italiano sugli esempi di Petrarca e Boccaccio, come lingua nazionale degli intellettuali in un’Italia completamente divisa in signorie e principati nemici tra loro), avranno un fortissimo eco europeo.

Ma nello stesso tempo Bembo ebbe anche una grande intelligenza per l’andamento delle arti figurative intuendo, attraverso artisti con cui coltivò un rapporto d’amicizia, Giovanni Bellini, Raffaello, Giorgione, Tiziano e Sebastiano del Piombo, la rivoluzione figurativa che allora si stava compiendo, come segno profondo dell’evoluzione del pensiero che appassionò le più alte menti dell’epoca.

Sin dalla pubblicazione degli Asolani Bembo fece delle “lettere” la sua professione ideale, tralasciando così le ambizioni paterne che lo volevano politico o diplomatico nella Serenissima Repubblica di San Marco.

Il rifugio nel privato e nella vita di corte (già nel 1506 si trasferirà a Urbino e poi a Roma), documenta in lui una nuova sensibilità, decisamente moderna, comune a molti giovani patrizi veneziani dell’epoca e che costituirà l’ambiente intellettuale della piena maturità di Giovanni Bellini e della formazione di Giorgione, Tiziano e Sebastiano del Piombo. 

E’ naturale che in questa fitta rete di relazioni intellettuali questa personalità poliedrica di uomo di cultura sentì presto la necessità di collezionare nella sua residenza, “un pubblico e mondissimo tempio consacrato a Minerva”, circondata dal verde ai margini di Padova, oggetti d’arte, “medaglie, et scolture, et pitture antiche e moderne”, monete, vasi, gemme e ovviamente volumi a stampa e manoscritti antichissimi.

La sua collezione è allo stesso tempo sia uno strumento indispensabile di lavoro che un deposito di memorie familiari ed esistenziali e ricalca, attraverso i suoi interessi umanistici, storici e scientifici, la sua personalità.

E’ proprio a partire da alcune note, conservate nella Biblioteca Marciana di Venezia, redatte attorno al 1530 da un patrizio veneziano suo amico, Marcantonio Michiel, che descrivevano questi capolavori, che  nasce questa importante mostra padovana la quale si propone di ricostruire la collezione di Bembo per comprenderne la personalità e quindi l’effettivo valore del suo pensiero.

Se alcuni oggetti, come il dittico di Hans Memling, appartenevano a suo padre che l’aveva commissionato durante la sua ambasceria nelle Fiandre, altri come il San Sebastiano di Andrea Mantegna, documentano il suo interesse per la visione rinascimentale integrandosi attraverso le statue antiche alla passione per l’arte greca e romana.

 

 

 

 

Altri dipinti come quello di Tiziano del 1539 che lo ritrae in abito cardinalizio testimoniano il suo compito d’intellettuale a tutto campo a fianco degli artisti. 

 

Ne scaturisce un ritratto di un uomo pienamente immerso nella realtà umana (dove alcune donne sono in lui la scintilla ideale che genera la scrittura), culturale ma anche politica del suo tempo attraverso il valore della cultura come riferimento ideale.

Sarà così con il suo arrivo a Roma nel 1512, quando s’impegnò in un’accanita polemica a favore del “ciceronianismo”, nel sostenere che per ogni attività umana ci possa essere un modello perfetto da seguire.

In quel particolare frangente il ciceronianismo si prestava ad essere più che una questione dotta per letterati, ma un’arma culturale che elevava Roma a luogo al disopra delle altre corti, dove nasceva una nuova cultura, non più municipale ma italiana.

Leone X intuì la questione e appena eletto papa nel marzo 1513 lo nominò suo segretario. 

Sarà l’inizio di un cammino che lo porterà nel 1539 ad essere eletto cardinale, a causa dei suoi meriti letterari, da papa Paolo III e nel 1543 sacerdote e vescovo di Gubbio.

Tutto questo fa di lui un pioniere assoluto, anche da un punto di vista laico il primo vero e proprio intellettuale militante italiano.

 

 

Vladek Cwalinski

 

 

 

Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento
Padova, Palazzo del Monte di Pietà
Piazza Duomo 14
Catalogo: Marsilio