Forse c’è un modo per riconciliarsi con la matematica da parte di chi per vari motivi non ama troppo la materia. Visitare una mostra particolare, “MaTeInItaly – Matematici alla scoperta del Futuro”, alla Triennale dal 14 settembre al 23 novembre. L’idea dei curatori è quella di celebrare i 90 anni della Statale di Milano ed è stata promossa, oltre che da questo ateneo, anche dall’Università Milano-Bicocca e dalla Bocconi, attraverso un percorso dall’antichità ai giorni nostri che faccia capire come questa disciplina sia tutt’altro che arida o fredda, come spesso si è portati a pensare, e quanti siano invece i legami con l’arte, il design, la cultura, la medicina, l’economia, le scoperte recenti più incredibili che stanno a poco a poco trasformando il nostro mondo.
I curatori dell’evento sono cinque: Renato Betti, Gilberto Bini, Mario Dedò, Simonetta Di Sieno e Angelo Guerraggio e sottolineano che la Mostra non è destinata a un pubblico di esperti ma a tutti quelli che vogliano scoprire gli aspetti meno conosciuti e più affascinanti di questo mondo e capire che i numeri rappresentano in sostanza degli strumenti per “gestire l’infinito”.
D’altra parte, chi lo sa?, forse ognuno di noi ha abilità matematiche nascoste. Per scoprirlo, nella prima sala il visitatore si può sottoporre a un semplice test che valuta la capacità di contare a colpo d’occhio. Oggi le neuroscienze ci stanno aiutando a capire come quello matematico sia un linguaggio innato che ci consente di compiere funzioni di astrazione del pensiero che aiutano i nostri ragionamenti.
La Mostra segue un percorso storico: tra i contributi alla materia che risalgono ai filosofi dell’antica Grecia, soprattutto attraverso i pitagorici, si arriva al 1200 con il primo matematico di stampo europeo, cioè Leonardo Fibonacci, italiano, che però saprà avvalersi degli studi degli scienziati arabi, dimostrando che la matematica è una disciplina disincarnata e universale. Lo spettatore potrà poi stupirsi scoprendo una macchina che è in grado di contare; potrà rivedere il paradosso della corsa di Achille che non raggiunge mai la tartaruga e comprendere la difficoltà che gli uomini incontrano quando devono trattare il concetto di “infinito”.
I temi e i personaggi citati nella mostra sono tanti e non possiamo soffermarci su ognuno. D’altra parte, non si può dimenticare Galileo, insieme a Copernico, per il suo contributo alla descrizione dei fenomeni naturali. Poi, più vicino ai giorni nostri, Gauss con il suo teorema egregium. Fino a scoprire che è possibile vedere il nostro sistema solare anche da un’altra prospettiva, cioè da ognuno degli altri pianeti che ne fanno parte.
Altro aspetto davvero interessante sono i modelli, a partire dalle carte geografiche, come l’eccezionale tavola dell’impero romano, risalente al IV secolo e conservata a Vienna, le mappe medioevali, gli atlanti settecenteschi, ecc. e l’idea della prospettiva che parte dall’arte e poi viene studiata in matematica con effetti incredibili.
Tra i personaggi del Novecento risalta tra gli altri, per l’Italia, Vito Volterra, primo presidente del CNR, che studia l’applicazione della matematica ai sistemi biologici ma anche sociali ed economici che, con successive scoperte, hanno portato ad applicazioni in campo medico, economico, sociale. Inoltre, la Mostra ci farà capire come altre applicazioni di questa scienza abbinata all’evoluzione elettronica, abbiano consentito di sviluppare automobili più aerodinamiche, caschi più confortevoli, costumi da bagno che migliorano le prestazioni dei nuotatori, ecc.
A questo proposito è affascinante l’installazione realizzata da un gruppo di video artisti di camerAnebbia che hanno applicato modelli matematici a diversi fenomeni come il volo degli uccelli, il traffico automobilistico, il movimento della folla in una piazza, i gesti di un nuotatore in acqua, ecc.
Ma occorre segnalare che anche certe intuizioni artistiche (vedasi l’opera di Pomodoro) trovano poi riscontro e conferma nelle teorie matematiche più avanzate. Un accenno doveroso va alla scuola di geometria algebrica italiana, con Enriques in primis, che ha fornito un contributo notevole all’ampliamento delle ricerche per classificare tutte le superfici, spostando l’ottica dalle tre alle quattro e più dimensioni, ricerca poi ripresa e approfondita dagli americani. Ancora una volta, si dimostra che la matematica non lavora solo su assunti rigidi ma si avvale in gran parte della intuizione e della creatività.
Nelle ultime sale si torna ai giorni nostri con interviste a giovani ricercatori (la maggioranza di essi è donna) che spiegano perché hanno compiuto la loro scelta di studi e quello che intendono fare in futuro. Un segnale positivo è che i laureati in matematica in Italia hanno ottime possibilità di lavoro . Purtroppo, se vogliono orientarsi sulla ricerca, il nostro Paese sembra offrire sempre meno. L’Italia però deve essere orgogliosa dei numerosi studenti che oggi si sono inseriti nelle realtà lavorative di tutto il mondo, eccellendo per le loro capacità e abilità professionali: dispiace solo che il nostro Paese non abbia potuto beneficiare dell’investimento compiuto.
L’ultima sala, davvero dulcis in fundo, è riservata ai giochi matematici o geometrici perché come dice George Bernard Shaw: “Non si smette di giocare perché si diventa vecchi, ma si diventa vecchi perché si smette di giocare”. Mostra adatta a tutti, senza dimenticare i più piccoli.
Apertura mostra: tutti i giorni escluso lunedì dalle 10,30 alle 20,30. Giovedì fino alle 23.
Prezzi: intero, 8 euro; ridotto, 6,50. Per informazioni: mateinitaly@gmail.com
Ugo Perugini, pubblicista, autore dell’ebook “Apprendimento facile”,
9,97 euro, Bruno editore, sito di riferimento: www.autostima.net