Il 18 febbraio 2016 alle ore 18.30 presso Rizzoli Galleria, si terrà la presentazione di Obiettivo ambiguo, l’ultimo libro di Ferdinando Scianna pubblicato da Contrasto per la collana In Parole. Insieme all’autore interverrà Rocco Moliterni.
Il libro, ormai fuori catalogo da tempo, è presentato ora in una nuova edizione riveduta e aggiornata con nuovi testi e arricchita da fotografie. Si tratta del terzo volume firmato dal grande fotografo e narratore, dopo il successo di Ti mangio con gli occhi e Visti&Scritti, con cui si è concluso il suo personale “ciclo della memoria” e con cui Scianna ha mostrato al grande pubblico le sue doti narrative.
Il titolo, come si avrà modo di spiegare durante la presentazione, si riferisce alle rubriche giornalistiche che il fotografo ha curato nel corso degli anni su «L’Europeo», «Photo», «Quinzaine littérarie», «Per Lui, Lei» e in «La Domenica del Sole 24 ore» e da molti altri interventi da cui sono stati selezionati i testi. In questi scritti, raccolti per la prima volta in volume nel 2001, ricorrono “tematiche e piccole ossessioni” di Ferdinando Scianna. Una maniera di pensare la fotografia come riflessione sulla vita, sulla storia, le estetiche, le idee. Nel tempo,Obiettivo ambiguo è diventato a suo modo un classico, un raro esempio di osservazione attiva nei confronti di autori, progetti editoriali, mostre, consuetudini e teorie nel campo della fotografia.
“Faccio fotografie da quarant’anni. Non si esercita un mestiere vissuto come passione senza riflettere sul senso di quello che si fa, senza confrontarsi con sé stesso e con i propri maestri, senza vivere ed esprimere i propri entusiasmi e le proprie idiosincrasie. Così, da quasi altrettanti anni, scrivo, anche, di fotografia e sulla fotografia, sui fotografi soprattutto.” In questo modo l’autore motiva la sua scelta della scrittura e della riflessione intorno al proprio lavoro. Proprio l’ambiguità che emerge fin dal titolo è parsa a Scianna il filo d’Arianna da porgere a chi si sarebbe inoltrato nel dedalo delle considerazioni sul mestiere del fotografo. Il calembour giocato sulla parola “obiettivo”, che racchiude non solo lo strumento, ma anche lo scopo nascosto dietro lo scatto, e persino la sempre meno presunta imparzialità del messaggio in fotografia, non fa che ribadire il concetto.
Il volume è suddiviso in due sezioni: Piccole polemiche sui massimi sistemi e La fotografia è i fotografi. La prima parte è dedicata ad argomenti “scottanti”, quali realtà e rappresentazione, testimonianza e memoria storica, artigianalità o artisticità, etica ed estetica. Ma in questa parte Scianna affronta anche temi minori, non certo trascurabili, quali la moda, la costruzione di una star, la rivisitazione di un topos fotografico o la ritualità della fotografia di massa. In Piccole polemiche sui massimi sistemi troviamo anche excursus sulle malefatte della fotografia, strumentalizzata dai vari poteri, e sulle responsabilità dei suoi operatori. La seconda sezione, La fotografia è i fotografi, è costituita da una ricca antologia di approfondimenti su singoli personaggi più o meno grandi (da August Sander a Richard Avedon, da Henri Cartier-Bresson a Francesco Cito, Francesca Woodman, Oliviero Toscani, Gianni Berengo Gardin e molti altri ancora) il cui lavoro è raccontato spesso con entusiasmo, e talora con riserve non troppo velate.
Durante la presentazione si potrà riscontrare come in Obiettivo ambiguorisalti ancora una volta l’abilità che Scianna ha di comunicare in maniera palpabile come la fotografia non sia “un modo” di vedere, ma proprio “il suo modo” di sentire il mondo e la vita. Con una scrittura discorsiva, ricca di riferimenti culturali e umani, l’autore ci conduce attraverso il proprio mondo, fatto di fotografia, di passione personale e di grande vis polemica. Lo sguardo di Scianna, lucido e insieme partecipe, fa di questo libro uno strumento prezioso per conoscere e utilizzare sempre meglio il linguaggio fotografico e la sua sintassi e, nello stesso tempo, offre al lettore una galleria di personaggi memorabili – da Cartier-Bresson a Avedon, da Giacomelli a Diane Arbus e Sebastião Salgado– restituiti in tutta la loro affascinante umanità.
Ferdinando Scianna nasce a Bagheria in Sicilia, nel 1943. Comincia a fotografare negli anni ’60, mentre frequenta la facolta di Lettere e Filosofia all’ Universita di Palermo. In questo periodo fotografa, in modo sistematico, la sua terra, la sua gente, le sue feste. Nel 1965 esce il volume Feste Religiose in Sicilia, con un saggio di Leonardo Sciascia: ha così inizio una lunga collaborazione e amicizia tra Scianna e lo scrittore siciliano. Pochi anni piu tardi, nel 1967, si trasferisce a Milano, lavora perL’Europeo, e poi come corrispondente da Parigi, citta in cui vivrà per dieci anni. Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens (Denoel), con testi di Domenique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia La villa dei mostri, sempre con un’introduzione di Sciascia. A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine Litteraire e soprattutto conosce Henri Cartier-Bresson, Ie cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982, come primo italiano, nella prestigiosa agenzia Magnum. Dal 1987 alterna al reportage la fotografia di moda riscuotendo un successo internazionale. É autore di numerosi libri fotografici e svolge da anni un’attività critica e giornalistica; ha pubblicato moltissimi articoli su temi relativi alla fotografia e alla comunicazione per immagini in generale. Gli ultimi libri pubblicati con Contrasto sono Ti mangio con gli occhi (2013) e Visti&Scritti (2014).
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