I “GIGANTI” RITROVATI DEL MARAINI 4° Mostra della Milanesiana Bertaiola

IMG-20160410-WA0014

4° Mostra della Milanesiana

I “Giganti” sono atleti dai muscoli ben disegnati, che ricordano Atlante intento a sostenere il mondo. I “Giganti” perduti e ora ritrovati di Antonio Maraini hanno una storia che vale la pena raccontare anche perché hanno rischiato di finire polverizzati e solo la curiosità di un mantovano appassionato d’arte li ha salvati dalla discarica e dall’oblio

I dieci bassorilievi alla fine degli anni Venti decoravano il palazzo sede della Montecatini a Milano in via Principe Umberto 18 (attualmente via Turati 18), ma furono smantellati per esigenze costruttive dalla loro sede originale solo pochi anni dopo la loro collocazione.

Finiti in pezzi, rimasero abbandonati e trascurati per decine d’anni, come pietre di nessun valore nel CRAL Montecatini di via Assietta, alla Bovisasca, un quartiere della periferia nord di Milano (dove oggi ha sede il centro sportivo Quantavillage). Rodolfo Bertaiola si occupava e seguiva la manutenzione del CRAL una decina d’anni fa circa, appena prima della vendita della proprietà, ebbe a ricevere l’incarico di sgomberare uno spazio da macerie. Ivi erano anche i “Giganti” ridotti ormai in stato frammentario e abbandonati tra un cumulo calcinacci. Affascinato dalle forme e dai decori, anche se danneggiati e intaccati dal tempo contrariamente a quanto richiestogli decide di salvarli e invece di portarli in discarica insieme agli altri materiali, trova uno spazio nel proprio magazzino dove, per anni li ripulisce e cerca, come per  un puzzle, di ricomporre i pezzi. Lavorando alle sculture Rodolfo Bertaiola comincia a chiedersi come siano finite in un cumulo di macerie e soprattutto chi ne sia l’artefice e quale sia la loro storia. Si impegna dunque in un doppio fronte di lavoro, la ripulitura dei marmi e la ricerca di informazioni sulla loro origine. Non si ferma davanti a nulla, scomoda persino Gillo Dorfles, che si incuriosisce per l’imponenza delle sculture. Bertaiola consulta cataloghi, sfoglia riviste dell’epoca, visita musei, gira l’Italia alla ricerca di una traccia delle sue sculture ancora anonime. Incontra critici, amici competenti tra cui Pietro Sergio Mauri, esperti quali Ilaria Spadolini (Gabinetto Vieussoux-Firenze), la restauratrice Cinzia Parnigoni (David di Michelangelo), la storica dell’arte Elena Pontiggia. Alla fine la sua appassionata testardaggine riesce a scalfire il mistero che circonda i “Giganti”: sono sculture di Antonio Maraini.

Antonio Maraini è il padre di Fosco ed il nonno di Dacia Maraini. Negli anni Venti e Trenta aveva lavorato su commissione alla decorazione di molti palazzi pubblici che una Legge dell’epoca imponeva dovessero essere necessariamente decorati con fregi architettonici, mosaici o sculture. I dieci “Giganti” decoravano uniti in coppie speculari la facciata dell’ultimo piano del palazzo Montecatini dove ora cinque grandi finestre colmano il vuoto lasciato dalle opere. Il palazzo venne costruito fra il 1926 e il 1928, in tempi record rispetto agli standard di allora. Probabilmente la commessa era arrivata a Antonio Maraini per via della sua amicizia e collaborazione con il progettista, l’ingegnere Ugo Giovannozzi, già ideatore di molti palazzi importanti dell’epoca a Roma. I marmi però hanno vita breve sulla facciata di via Principe Umberto che subisce presto degli interventi architettonici per esigenze di ampliamento. Sulla facciata non c’è più posto per loro e così vengono sistemati altrove. I “Giganti” vengono spostati nel palazzo Melzi d’Eril di via Manin, dove aveva sede il “dopolavoro  Montecatini” (attualmente sede della fondazione Cariplo).

Ma non hanno pace, è il loro destino. Nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale vengono fortunatamente spostati di nuovo (fortunatamente, perché il palazzo Melzi d’Eril verrà quasi totalmente distrutto dai bombardamenti alleati) e arrivano nel terreno del nuovo dopolavoro di via Assietta 9, appena acquistato dalla Montecatini. Lì sono rimasti in uno stato di sempre crescente abbandono, che solo fortunosamente è stato interrotto. Il restauro si sta avviando: le ore, i giorni, i mesi che Rodolfo Bertaiola ( anche coadiuvato dal figlio Andrea, giovane archeologo) ha dedicato ai suoi “Giganti”, riusciranno forse a regalare Loro una nuova celebrità. Una mostra potrebbe raccontare, a milanesi e non, un pezzo dimenticato di storia dell’arte.