Food
Mangiarsi le parole
101 ricette d’autore
a cura di Luca Clerici
Uno straordinario viaggio sensoriale tra arte culinaria e letteratura.
Mangiarsi le parole raccoglie 101 ricette di scrittori italiani del Novecento (due i Nobel, Grazia Deledda
e Giuseppe Ungaretti); la più antica risale al 1926 (il Balsamo di Ciprigna si legge nel curioso Manuale
culinario afrodisiaco per gli adulti dei due sessi di Omero Rompini) e la più recente è del 2017, firmata
da Stefania Giannotti.
Le ricette sono organizzate in due serie, Menù alla carta e Menù a tema. La prima le propone suddivise
per portate in ordine alfabetico, dall’aperitivo ai dolci, passando per Sughi, salse e farciture. Perché il
volume non è solo un’antologia letteraria di testi rari e spesso sconosciuti ma anche un menù e un
ricettario, e infatti questi sono tutti piatti che si possono cucinare. Ognuna delle sette sezioni è
introdotta da un inedito di argomento culinario – racconto, ricordo, divagazione – firmato da uno
scrittore contemporaneo. Apre Andrea Vitali con la rievocazione di un’antica leggenda (Il Sasso del
Pane), chiude Michele Mari con In cauda, godibile e colto resoconto della formazione sub specie
culinae dell’autore, alla Statale.
Per equilibrio sono sette anche i Menù a tema, comprendendo il Menù del lettore con cui la serie
finisce: pagine bianche lasciate a chi vorrà cimentarsi con le ricette, come in ogni libro di cucina che
si rispetti. Si parte con il Menù afrodisiaco, seguito da quello dietetico, e poi di genere: nel Menù rosa
ecco solo piatti firmati da donne. Gli ultimi due sono un gioco: se il Menù di soli primi in versi
comprende le poesie in dialetto di Biagio Marin e di Arrigo Boito, il Metamenù è fatto di ricette “al
quadrato”, e termina con una lettura quanto mai adatta, la Ricetta per far ricette di Giuseppe Prezzolini.
Dopo il dolce ogni Menù a tema propone infatti le Letture da meditazione, versione letterariamente
analcolica dei tradizionali vini da meditazione: passiti, sauternes, moscati. Ma i Menù a tema non
esauriscono le rispettive proposte: alla carta si possono per esempio scegliere portate “gialle” (infallibile
la Madeleine “dell’avvelenatrice che la fa franca” di Katia Brentani), ricette in versi e piatti afrodisiaci,
come gli Spaghetti cu’ l’ova di rizzi di Giuseppina Torregrossa, illuminati dal rosso fuoco delle unghie
della cuoca, maliziosamente esibite a piedi scalzi. E poi non manca qualche sorpresa: gli Spaghetti io
di Vanni Scheiwiller fra i Contorni e le proposte di due non scrittori: Mario Sironi e Aimo Moroni,
il noto chef.
Ai menù segue infine l’elenco in ordine alfabetico delle ricette – riprodotte nella più antica versione
reperibile, in rivista o in volume – con indicazione delle relative fonti. Il libro è scandito da una serie
di disegni di John Alcorn, a partire da quello di copertina, rielaborato graficamente. Queste tavole e
tutti i documenti riprodotti provengono dal Centro APICE (Archivi della Parola, dell’Immagine e
della Comunicazione Editoriale) dell’Università degli Studi di Milano, così come le immagini
“culinarie” – in gran parte inedite – raccolte nell’Album illustrato che completa il volume. Sono
riproduzioni da libri per bambini e da testate giornalistiche, fotografie originali e documenti inediti,
come la lettera con la ricetta del brodetto di lavarello – “il piatto va servito quanto più possibile
bollente” – spedita da Luigi Veronelli a Mario Soldati il 28 ottobre 1966.
Luca Clerici
2018, 21 x 26 cm, 216 pagine, 65 colori e b/n, cartonato
ISBN 978-88-572-3775-6, € 29,00