RAI CINEMA e DUEA FILM
presentano
IL SIGNOR DIAVOLO
un film di
PUPI AVATI
con
GABRIELE LO GIUDICE, FILIPPO FRANCHINI
CESARE S. CREMONINI
e con le partecipazioni speciali di (in ordine alfabetico)
MASSIMO BONETTI, LINO CAPOLICCHIO, CHIARA CASELLI, GIANNI CAVINA,
ALESSANDRO HABER, ANDREA RONCATO
prodotto da ANTONIO AVATI
Una produzione DUEA FILM con RAI CINEMA
con la collaborazione di RUGGENTE FILM
AL CINEMA DAL 22 AGOSTO 2019
Autunno 1952. Nel nord est è in corso l’istruttoria di un processo sull’omicidio di un
adolescente, considerato dalla fantasia popolare indemoniato. Furio Momentè,
ispettore del Ministero, parte per Venezia leggendo i verbali degli interrogatori.
Carlo, l’omicida, è un quattordicenne che ha per amico Paolino. La loro vita è serena
fino all’arrivo di Emilio, un essere deforme figlio unico di una possidente terriera che
avrebbe sbranato a morsi la sorellina.
Paolino, per farsi bello, lo umilia pubblicamente suscitando la sua ira: Emilio, furioso,
mette in mostra una dentatura da fiera.
Durante la cerimonia delle Prime Comunioni, Paolino nel momento di ricevere
l’ostia, viene spintonato da Emilio. La particola cade al suolo costringendo Paolino a
pestarla.
Di qui l’inizio di una serie di eventi sconvolgenti.
NOTE DI REGIA
Il Signor Diavolo rappresenta una sorta di check up del mio rapporto con il
mezzo cinematografico. Una verifica doverosa di quello che è il mio rapporto fra
ciò che immagino, ciò che io, Antonio, e mio figlio Tommaso abbiamo
immaginato, e ciò che poi risulta nel film. L’emozione che suscita, la tensione
che sa mantenere, il livello di identificazione che produce nello spettatore.
Erano diversi anni che non realizzavo un film destinato a una distribuzione
theatrical, avendo lavorato per la televisione su intrecci narrativi più consolatori
o comunque lontani da quel gotico padano che mi ha riportato ai miei inizi.
Tornare a quelle atmosfere, a quegli stessi luoghi, con alcuni degli stessi
interpreti di allora, ha avuto su di me un esito terapeutico, un riaffacciarsi del
cinema in tutte le sue sfrontate potenzialità. E’ evidente che già nello scriverlo
abbiamo avvertito una sensazione di libertà, di riaprirsi di quel mondo
sconosciuto e spaventevole che ha dato forza e garantito sopravvivenza a titoli
di una mia filmografia ormai remota.
In questo film, come a volte era già accaduto, anche se non sempre, tutto ha
funzionato. Il rapporto degli interpreti con l’ambiente, con il tono fotografico,
con i costumi che indossavano, i dialoghi che si trovavano a recitare, tutto
obbedisce a quella tensione che cercavo e che intride di sé il racconto.
Racconto che ha per protagonista il male, quel male che sa occultarsi in ogni
personaggio della complessa narrazione. Era quel male che volevo raccontare,
quel male che muore e si rigenera in una infinità di vite nuove e imprevedibili.
Avendo un romanzo pubblicato da Guanda alle spalle, nella realizzazione del
film abbiamo deciso di arricchirlo di un triplo salto mortale nel finale, un salto
mortale che andasse a sorprendere proprio chi il romanzo lo avesse letto.
Credo che ci siamo riusciti e considero la chiusura di questo racconto, (finale
che abbiamo girato persino all’insaputa della troupe) come uno dei finali più
riusciti ed inquietanti dell’intera mia vicenda cinematografica.
Pupi Avati
Distribuzione Italiana 01 Distribution
Durata 86 minuti