Nominati dalla Giuria anche i Vincitori del Premio “Ennio Esposito” per le Neuroscienze
Giuseppe Di Giovanni è professore presso il Department of Physiology and Biochemistry, Faculty of Medicine and Surgery, dell’Università di Malta, Honorary Senior Lecturer alla Cardiff School of Biosciences, Head of Neuroscience Department all’Istituto Euro Mediterraneo di Scienza e Tecnologia (I.E.ME.S.T.) di Palermo, studioso delle patologie del “central monoaminergic systems of different neuropsychiatric disorders such as depression, schizophrenia, drugs of addiction, Parkinson’s disease and epilepsy”.
Vincenzo Di Matteo è ricercatore presso il Laboratorio di Neurofisiologia dell’Istituto di ricerche farmacologiche e biomediche “Consorzio Mario Negri Sud” di Santa Maria Imbaro (Chieti), studioso dei sistemi serotoninergico e dopaminergico centrale, con particolare riguardo all’azione esercitata da alcuni sottotipi di recettori serotoninergici sul controllo della funzione dopaminergica centrale, mediante microdialisi intracerebrale nel ratto accoppiata alla cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC) e registrazioni elettrofisiologiche extracellulari, in vivo, di singoli neuroni mesencefalici di cervello di ratto.
Massimo Pierucci è ricercatore presso l'Università di Malta nel campo delle neuroscienze. Il progetto di ricerca di cui si sta occupando prevede lo studio della dipendenza da nicotina e si focalizza sul ruolo svolto da una particolare area cerebrale,
La cerimonia di premiazione si terrà venerdì 26 ottobre, alle ore 18, presso il Ristorante Villa Elena in Casalincontrada, nell’ambito del Concorso Internazionale “Cesare De Lollis” che quest’anno premierà Sergio Givone ed Enrico Ghezzi. Il filosofo Sergio Givone terrà una lectio magistralis dal titolo: "Libertà e responsabilità", mentre Enrico Ghezzi, critico cinematografico, autore televisivo di "Cinema notte " e di "Blob", terrà una lectio magistralis dal titolo "Mi è sembrato di vedere un gatto. Lo stato del cinema".
SERGIO GIVONE (1944) è professore ordinario di Estetica nell’Università di Firenze dal
ENRICO GHEZZI (1952) è un critico cinematografico, scrittore, autore e conduttore televisivo italiano. In giovinezza si trasferisce a Genova dove frequenta il cineclub Filmstory e il gruppo scout Agesci. Nel 1974 è tra i fondatori della rivista Il Falcone Maltese assieme a Teo Mora e Marco Giusti. Nel 1975 partecipa alla nascita della prima radio privata genovese, Radio Genova International, con un programma di critica cinematografica. Entrato in RAI nel 1978, ha curato il palinsesto cinematografico del Terzo Canale Rai diretto da Angelo Guglielmi, dal 1987 al 1994. È l'inventore del contenitore televisivo notturno Fuori orario. Cose (mai) viste e uno dei creatori di Blob, entrambe trasmissioni nate alla fine degli anni ottanta. Nel 1995 ha ideato la maratona televisiva di 40 ore non-stop La magnifica ossessione, una delle più lunghe mai realizzate sulla RAI, per celebrare i novant'anni del cinema. Nel 1989 ha diretto "Gelosi e tranquilli", episodio del film Provvisorio quasi d'amore. Ha diretto il Festival cinematografico di Taormina dal 1991 al 1998. Nel 2009
DANIELA MUSINI
L’autrice, nel suo godibilissimo volume " I 100 piaceri di d’Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà" (E. Lui Editore), con una scrittura fluida e accattivante, illustra gli aspetti più clamorosi e segreti del “vivere inimitabile” del Vate, in una sorta di “dizionario dei piaceri” che parte dalla A di Alcova per giungere fino alla Z di Elena Zancle (una delle sue ultime amanti/Muse), passando attraverso
MARCO DAMILANO
Eutanasia di un potere (Laterza)- Storia politica d’Italia da tangentopoli alla seconda Repubblica, racconta la caduta della prima repubblica e svela perché la seconda è nata e vissuta così male. La resistenza del vecchio a finire e la difficoltà del nuovo a nascere. Un’opera che a venti anni dall’inizio di Mani Pulite dimostra che è possibile uscire dalle aule di tribunale e provare per la prima volta a scrivere la storia politica di quella classe dirtigente e della sua rovina. Iil testo ripercorre le scelte dei protagonisti dell’epoca, Craxi, Andreotti, Forlani, Cossiga, Agnelli, Gardini, le voci dei testimoni, da Antonio Di Pietro a Carlo De Benedetti, i giornali, i film, le trasmissioni, i film, la satira, le canzoni che accompagnarono quegli anni. E come si sia arrivati all’avvento di Berlusconi.
GIUSEPPE MELIZZI
Astrazione e silenzio nel cinema d’autore. In questo saggio l’autore delinea, come rileva il regista Roberto Faenza che ne firma la prefazione, una sapiente indagine della struttura di tre film: Il silenzio del mare di Melville, Marianna Ucria di Faenza e Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Il focus dell’indagine è il silenzio, in tutta la sua densità e polivalenza semantica: esso è valorizzato in quanto “oggetto” rappresentativo del pensiero, negazione del segno linguistico che si sostituisce ed interrompe la parola. Autentica trama profonda della comunicazione, il silenzio è la negatività che fa esistere il linguaggio, che libera il senso dal riferimento esclusivo della parola; è il tempo dell’ascolto, dell’altro da sé e di sé; è fonte di emozioni e materia sonora, perché amplifica e sottolinea i suoni, li rende più vivi e vibranti, crea attesa e sospensione; e dunque il silenzio può racchiudere la complessità del pensiero, contenere l’ambiguità e la carica affettiva di certe emozioni: deve quindi essere parte del discorso, del prima, del dopo dei momenti della discorsività, proprio perché è in grado di esprimere l’inesprimibile sul piano del linguaggio sonoro. E’ pieno, saturo dei più diversi sensi e significati come è, peraltro, evidente, nei film presi in esame. Così, ne Il silenzio del mare di Melville, il silenzio, che è rivolta etica e politica, di resistenza all’invasore, porterà a una comunicazione non voluta, non cercata, contaminata e interculturale, che squarcia le resistenze e forza le barriere della ragione. In Marianna Ucria di Faenza il silenzio è una vigorosa e vitale spinta alla conoscenza e all’affermazione di sé. A riprova della forte semanticità del silenzio Marianna, sorda e muta, comunica più e meglio degli altri. Ne Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, infine, il silenzio costituisce per lunghi tratti l’elemento fondamentale dell’azione filmica: è la sola colonna visiva che svela e descrive lo stato d’animo dei personaggi. Il silenzio assume la funzione di connotazione dello stato emotivo delle immagini e il regista se ne serve per pervenire a una forte e suggestiva tonalità epica e religiosa. Il “non detto“ comunica più e meglio delle parole, e le sue potenzialità sono infinite. In un mondo che ha declinato fuori misura le possibilità di trasferire messaggi, esiste dunque uno strumento di comunicazione alternativo: il silenzio, appunto, come rifiuto dell’omologazione culturale, come filiera discorsiva, come esigenza del pensiero, della dignità, della ragione.
SABATINO CIOCCA
Storie di lettere (Edizioni Solfanelli). L'invenzione ispirativa originaria di questo testo risale a radiodrammi trasmessi per Radio3, di cui Sabatino Ciocca è stato autore, programmista e regista. Da questa esperienza, raffinando l'impianto per una trasposizione in scrittura, ha tratto l'idea di un cabaret letterario nel quale trasfondere personaggi reali che, attraverso i loro scambi epistolari, rivelassero nella loro stessa grandezza le loro umane debolezze. I protagonisti celebri, di cui sono presentati gli scambi epistolari con una trama in parte aderente a dati verosimili, in parte prodotto di una fertile fantasia deformante, sono accomunati dall'essere abruzzesi, per cui le loro tipizzazioni rappresentano le virtù, come gli eccessi e i difetti, di icone culturali dell'immaginario regionale, rilette attraverso lo specchio della rivelazione sottile della loro umanità complessa, che infrange il conformismo di miti e credenze vulgate. La cifra letteraria è giocata su un esprit de finesse che sa sublimare caratterizzazioni storiche reali in sviluppi verosimili, tanto verosimili da ingannare il lettore coinvolto, il quale però si accorge che si tratta di invenzione caricaturale, quando è colpito dalla corrosiva ironia con cui debolezze e ingenuità sono rivelate per una macroscopica dilatazione, che fa esplodere paradossi dentro il senso comune. Si sviluppa una carica critica ed ironica verso le inconsistenze, ingenuità, banalità, superficialità degli intellettuali di provincia che, scimmiottando la grande cultura, mostrano invece la loro risibile pochezza. Sabatino Ciocca è nato a Celenza sul Trigno (Chieti) nel 1953 e risiede a Chieti. Regista di prosa e operatore culturale, collabora con Enti e Istituzioni regionali e nazionali (ATAM, TSA, Istituto di Cultura Francese).