Milano, Via Stilicone 19
15 Maggio 2010
Un nuovo indirizzo sulla scena dell’arte internazionale. Lia Rumma, la più celebre gallerista italiana, ha scelto la zona sempre più vivace intorno a Via Procaccini per aprire in Via Stilicone 19 uno spazio su quattro livelli, uno spettacolare edificio bianco dove troveranno posto la Galleria e gli uffici, un laboratorio per gli artisti e ampie sale per le opere d’arte. Un progetto molto ambizioso su cui Lia Rumma ha deciso di scommettere. Ma se si rilegge la sua storia non c’è da stupirsene. Ripercorriamola brevemente.
Salerno, anni Sessanta: Marcello Rumma e Lia, prima ancora di sposarsi, neanche ventenni, organizzano le prime mostre su una nuova generazione di artisti italiani emergenti, come Bonalumi, Mondino, Gilardi, Pistoletto, Zorio, Anselmo, e di giovani americani come Warhol, Johns, Lichtenstein, Indiana, Stella, curate da critici altrettanto emergenti come Bonito Oliva, Calvesi, Lea Vergine, Barilli, Trimarco, Germano Celant. E’ a cura di Celant ad Amalfi nel 1968 la prima grande rassegna sull’Arte Povera, che riscuote un grande successo di critica a livello internazionale.
Nel 1969 Marcello Rumma fonda la sua casa editrice che pubblica importanti saggi di estetica, arte, filosofia. Marcello muore però improvvisamente nel 1970, Lia si trasferisce a Napoli e nel dicembre del 1971 apre la sua Galleria al Parco Margherita, in un ex garage, con la mostra di Joseph Kosuth L'Ottava investigazione. Da qui Lia Rumma focalizza la propria ricerca sui movimenti internazionali di quegli anni: Arte Povera, Minimal Art, Land Art, Conceptual Art. Da Napoli passano tutti i nuovi artisti che emergono nelle grandi capitali dell’arte: il gruppo Art & Language, Victor Burgin, David Lamelas, Ben Vautier, Vincenzo Aggetti, Dennis Hoppenheim, Dan Graham, Louis Cane, Marc Devade, Emilio Isgrò, James Coleman.
Nel 1974 Lia Rumma lascia il Parco Margherita e apre la sede storica di Via Vannella Gaetani. La mostra di apertura è dedicata a Douglas Huebler. Col tempo la galleria diventa anche abitazione, in un connubio prezioso e simbiotico di arte e vita. Le mostre si susseguono serrate, passano dalla galleria-casa Giovanni Anselmo, Gilbert & George, Francesco Matarrese, Donald Judd, Martin Barré, Alighiero Boetti, Hans Haacke.
Nel 1979 la decisione di sospendere l’attività: Lia Rumma lo fa sapere al mondo dell’arte alla Fiera di Basilea, affitta lo stand, ma solo per metterci un comunicato dove si dichiara “non più mercante ma collezionista di nuova cultura”. E’ tempo di riflettere e capire il rapporto tra Arte e Mercato. Pare un addio, ma è solo una lunga pausa, che Lia usa per viaggiare e conoscere, ampliando la propria collezione di arte e design.
Il ritorno sulla scena è del 1984: Lia riapre la sua Galleria di Napoli, muovendosi tra i suoi consolidati artisti e i nuovissimi movimenti americani ed europei. In questa fase la Galleria si afferma definitivamente tra le maggiore realtà della scena internazionale.E il suo percorso ne è la prova: nel 1986 Lia Rumma avvia una stretta collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli e cura, su invito di Nicola Spinosa allora Direttore del Museo di Capodimonte, la storica personale di Gino De Dominicis, cui segue nel 1988 la personale di Joseph Kosuth. E successivamente in Galleria le straordinarie mostre di Aldo Rossi, dei due giovani artisti Clegg & Guttman, dei tedeschi Förg, Mucha e Schütte, e poi di Alberto Burri, Mimmo Jodice, Robert Longo, Haim Steinbach, Cindy Sherman, Thomas Ruff, Andrea Gursky e Anselm Kiefer, il meglio dell’arte contemporanea italiana e internazionale.
Nel 1994 un altro grande evento: Le Costanti dell’Arte curata da Angelo Trimarco, raduna per la prima volta, nel deposito della galleria situato nella zona industriale di Napoli, le opere più prestigiose della collezione di Lia Rumma e delle migliori collezioni private del Sud Italia. Successivamente Lia Rumma co-organizza la retrospettiva di Clegg & Guttmann con la Galleria Civica di Trento (1999).
Nel febbraio 1999 la decisione di aprire un nuovo spazio a Milano in Via Solferino. Si inaugura con Enrico Castellani, un grande nome dell’arte italiana, un omaggio a Milano. Il lavoro è frenetico, Lia Rumma è presente in tutte le fiere più importanti, tra i suoi artisti arrivano Vanessa Beecroft, William Kentridge, Gary Hill, Shirin Neshat, Marina Abramović, Alfredo Jaar. Nel 1997 cura a Capodimonte la mostra di Anselm Kiefer “Holzschnitte” e nel 2004, all’Hangar Bicocca a Milano, la mostra I Sette Palazzi Celesti, l’opera dell’artista tedesco forse più straordinaria acquisita da uno spazio d’arte contemporanea ed esposta in modo permanente. E continua la sua ricerca instancabile sui giovani artisti, ospitando i lavori di Hendrik Krawen, Sabah Naim, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Tessa M. den Uyl, Drè Wapenaar, Tobias Zielony, Marzia Migliora. Nel 2001 co-organizza VB48, la performance realizzata da Vanessa Beecroft per il G8 di Genova e collabora successivamente con il Teatro San Carlo di Napoli per la realizzazione dell’opera Elektra (2003) e Il Flauto Magico (2006) con scene, rispettivamente, di Kiefer e Kentridge. Nel 2006 Lia Rumma produce il progetto South Sudan di Vanessa Beecroft, nel 2007 e 2008 co-produce due performance della Beecroft – VB61 Still Death! Darfur Still Deaf? alla Biennale di Venezia e VB62 a Palermo. L’ultima produzione per una performance della Beecroft è dello scorso febbraio, in occasione della performance/sculpture VB66 al Mercato Ittico di Napoli, con un afflusso di circa 1500 persone.
E si arriva ad oggi. Lia ha ancora un sogno: a Milano un “tempio” per l’arte, dove i suoi artisti possano esporre, ma anche lavorare, parlare, pranzare, in una parola vivere. Un posto dove le opere non siano sacrificate, ma ci sia tutto lo spazio possibile. Lo trova in Via Stilicone, lo acquista con slancio, iniziano i lavori, lunghi e irti di difficoltà, ma Lia Rumma non demorde: sfinisce gli architetti, incalza, raccomanda, litiga, strappa promesse e finalmente la nuova Galleria è pronta, si apre, come già nel 1999, con un altro grande nome italiano: Ettore Spalletti. Nel frattempo ha rivoltato come un guanto la storica galleria di Napoli, non c’è più la sua casa, ha guadagnato altro spazio per le opere d’arte, e apre a gennaio con un’altra giovane artista, già molto affermata: Marzia Migliora. Lombarda di nascita e napoletana di adozione, a Lia Rumma non mancano tenacia, energia e grande capacità di incantare gli altri.Sempre in bilico, come i più grandi galleristi del mondo, tra collezionismo e mercato. “Essere una collezionista, è un privilegio, non una contraddizione – dice Lia Rumma – Vendere un’opera d’arte è vendere un’idea. Ma un’idea bisogna elaborarla, coltivarla, farla propria, amarla”.
Lucia Crespi
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