TEATRO ELFO PUCCINI Tamburi nella notte di Bertolt Brecht

TEATRO ELFO PUCCINI

25 febbraio / 10 marzo, sala Fassbinder

Tamburi nella notte

di Bertolt Brecht diritti del testo Suhrkamp Verlag

versione scenica di Emanuele Aldrovandi

regia Francesco Frongia

con Luigi Aquilino, Edoardo Barbone, Denise Brambillasca, Gaia Carmagnani, Eugenio Fea, Ilaria Longo, Simone Previdi, Alessandro Savarese, Valentina Sichetti, Irene Urciuoli,

Daniele Vagnozzi

scene e costumi Erika Carretta, luci Fabrizio Visconti

coproduzione Teatro dell’Elfo/Teatro Filodrammatici di Milano

si ringrazia l’Accademia del Filodrammatici

Tamburi nella notte è la seconda opera teatrale di Brecht ma la prima a essere messa in scena negli anni difficili del primo dopoguerra. Inizialmente il testo viene definito dramma dallo stesso autore. Tuttavia, nella successiva revisione, diventa commedia. L’azione si svolge in una notte del novembre 1918 mentre a Berlino si prepara la rivolta spartachista. È una commedia ambigua in cui la ribellione contro le convenzioni dipinge una vicenda che spezza ogni possibile idealizzazione romantica dei fatti.

«Ho sempre pensato che per essere rivoluzionari fosse necessario essere romantici e che per fare la rivoluzione bisognava saper sognare. Ma cosa succede quando il privato si scontra con il pubblico? Cosa spinge i personaggi di quest’opera giovanile di Brecht a non aderire ai moti rivoluzionari per richiudersi nel luogo più intimo per una coppia di giovani amanti? In Tamburi della notte, con ironia e sarcasmo, Brecht ci mette di fronte a questa scelta. Il reduce che torna dalla guerra scopre di essere stato rimpiazzato con un candidato migliore, più ricco, ma soprattutto più sano e questa situazione lo spinge in un primo tempo a rifiutare la ragazza per unirsi alla rivolta spartachista, ma poi, in un impeto di romanticismo, a lottare per riaverla, se pur ‘disonorata’. E così dice addio ai sogni e alle utopie rivoluzionarie per costruirsi un privatissimo sogno piccolo borghese dove rifugiarsi e costruire un futuro più convenzionale ma, forse, più sicuro. Questa decisione finale, così inusuale per un autore ‘ideologico’, pone lo spettatore davanti a una scelta molto contemporanea: decidere se ‘passare dalla simpatia all’antipatia nei confronti del protagonista, senza il soccorso di appropriati effetti di straniamento’. A distanza di molti anni questo testo, poco frequentato, ci permette di confrontarci con il nostro bisogno di ribellione, con la necessità che abbiamo di rifiutare un mondo che non ci assomiglia e di provare a costruire il nostro ideale. Cercando di raggiungere quel luogo impossibile che è l’utopia dobbiamo imparare a guardare dentro di noi, ad accettare chi siamo e quello che vogliamo essere nella società. La costruzione dell’utopia parte da noi e forse le nostre scelte private possono migliorare poco alla volta il mondo che ci circonda».

Francesco Frongia

«Accurati e ben disegnati, scene e costumi vestono e truccano i personaggi come in un teatrino delle meraviglie – i volti cinerei e dai particolari accesi, in perfetto stile grottesco brechtiano – e li caricano, come omini a molla, dei caratteri stereotipati di quella concezione teatrale. Non ne può venir fuori che un’opera satirica, di tutto e di tutti: della guerra e del Secondo Reich, questo sì, ma anche dello Spartachismo, della borghesia e dell’utopia, della famiglia borghese e dei suoi stereotipi, piccoli interessi e beceri intrighi, non meno che dell’ideologia, qualunque essa sia, ciecamente votata all’ideale a cui è disposta ad immolare la pur piccola felicità di un’esistenza individuale già provata e distrutta da una guerra comunque insensata. (…)

Non si risparmiano, i neodiplomati eppur grintosi e talentuosi giovanissimi attori. Certo aiutati da una cornice che li pone in situazione (efficacissima la scena iniziale ambientata fra le mura della casa borghese, dove l’asfissia etico-relazionale è efficacemente resa in una costrizione degli attori a occupare una porzione di palco talmente angusta da essere spesso costretti a sovrapporsi gli uni agli altri), non lesinano passione, humor, capacità di caratterizzazione, vèrve e, in fondo, anche tanta autoironia, nell’interpretare questi personaggi-fantoccio, efficace stigma e monito di quel che, ai loro occhi di ventenni, potrà forse sembrare una società sclerotizzata dalla convenzione».                                       Francesca Romana Lino,  fattiditeatro.it

 

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Teatro Elfo Puccini, sala Fassbinder – Orari: MAR-SAB ore 21:00 / DOM ore 16:30 – Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – Prezzi: Intero € 32.50, Ridotto € 17, Martedì € 21,50  –  www.elfo.org